My name is Wanderlust
Il gene del viaggio o lo si ha, o non lo si può comprendere fino in fondo. E' una sensazione pungente che ti spinge a volere scoprire il mondo, con predilezioni personali che sono i punti di partenza, e che ti porta a non essere mai sazia, rendendo così ogni ritorno il conto alla rovescia di una nuova partenza. La si riconosce facilmente la malattia del WANDERLUST, ha sintomi inequivocabili tra cui l'uso compulsivo di skyscanner et similia e dalla sensazione strana di sradicamento da un posto fisico, poiché "casa" è solo dentro sé stessi o assieme alle persone amate, e non collocabile in nessuno specifico locus amoenus.
Io ne soffro. E su questo non ci sono dubbi; il compimento dei miei 14 anni ha segnato la svolta effettiva, e da quel momento so di avere un animo gitano. Ogni viaggio è una scoperta di nuovi mondi, di nuovi ENGLISHES, di nuove culture, ogni percorso diverso diventa lo stimolo per mettersi in gioco.
Non è stata solo San Francisco ad avermi rapita, una città europea ma americana, grandissima ma accogliente, dai mille colori e dalle mille caratteristiche. Anche e soprattutto la strada all'ingresso del Mojave mi ha sconvolta, tutto quel nulla che avvolge la route 66 ha le dimensioni del vuoto. La Death Valley è indescrivibile e la città di San Bernardino a dir poco shockante...
Ci sono certe parole che non rendono sulla pagina bianca la magia dell'averle vissute. Perché niente è come esserci.
Buon viaggio.